
Alta Moda Coriandola #1
Venezia e dintorni. Il Grande Spettacolo dell’Alta Moda Coriandola
In questo teatro dell’assurdo, dove ogni red carpet si trasforma in un circo e ogni matrimonio in una baraonda di pose, ormai lasciato a bordo-canale l’ultimo residuo di lusso discreto, emerge prepotente, e si manifesta precisamente nella città del Carnevale in questa estate torrida, un nuovo codice vestimentario: l’Alta Moda Coriandola. Non si tratta di un trend, ma di una filosofia dell’eccesso consapevole, dove l’artificio non nasconde ma rivela, dove l’esagerazione non svilisce ma eleva.
L’Alta Moda Coriandola è quella che si libra nell’aria come confetti colorati al vento, leggera ma densa di significato. È l’arte di trasformare ogni apparizione pubblica in un atto performativo, ogni outfit in una maschera che non nasconde l’identità ma la amplifica fino al parossismo. Come scriveva qualcuno: “Il Camp è un punto interrogativo che non si lascia raddrizzare in punto esclamativo” – così la moda coriandola, erede dei carnevali come dei ritratti ufficiali, rifiuta le certezze del bon ton per abbracciare l’ambiguità virtuosa del troppo.
E qui entra in scena – concedetecelo – il Pulcinella del Tiepolo, così magicamente raccontato secoli dopo da Giorgio Agamben*: quella maschera popolare che irrompe nei saloni aristocratici, portando il caos creativo della piazza nei palazzi del potere. Questo Pulcinella preso in prestito dai Dogi, che compare sui soffitti affrescati dei palazzi e si mescola a nobili e potenti, ci dimostra che è proprio in questi momenti di crisi “di classe” (allora, la caduta della nobiltà veneziana davanti all’assedio di Napoleone, oggi vedete voi) che la cultura “bassa” contamina quella “alta”, creando ibridi magnifici e mostruosi. Ora, mentre l’élite mondiale naviga recidiva tra scandali finanziari e crisi di credibilità, la moda coriandola diventa il suo linguaggio non troppo segreto: un modo per confessare la propria artificialità celebrandola.
Le Protagoniste del Circo Mondano
Osserviamo le nostre prime ballerine di questo spettacolo continuo. Nel giro di poche settimane: Carolina di Hannover, quella sera memorabile in Chanel per una cena con Macron, ha sfoggiato un ensemble che era puro teatro: colletto alla pagliaccia, perle barocche cascanti come lacrime di gioia, un top strutturato che sembrava l’armatura di una guerriera, guardiana del privilegio. In quella mise c’era tutto il DNA dell’AMC: serietà istituzionale e teatralità camp che si rincorrevano in un valzer perfetto.
E ancora, la signora Bezos a Venezia, durante quel matrimonio che sembrava uscito da una parodia di un film di Visconti, ha scelto Schiaparelli per la sua metamorfosi in teiera umana. L’abito-scultura, con le sue forme impossibili e i suoi decori floreali da tappezzeria Biedermeier, trasformava la miliardaria in un oggetto d’arte vivente. Non era più una donna che indossava un vestito, ma un’installazione semovente che interrogava i confini tra corpo e oggetto, tra funzione e pura forma estetica.
E che dire di Lavinia Elkann, sempre a Venezia, con quell’abito stampato a fuochi d’artificio che sembrava anticipare lo spettacolo pirotecnico della serata? AMC (Alta Moda Coriandola) allo stato puro: l’abbigliamento che diventa profezia, che non si limita a vestire il corpo ma ne anticipa il destino scenico.
Il Paradosso dei Coriandoli di Lusso
Come ci ricorda il vecchio adagio coriandolo: “La quaresima viene dopo il carnevale per ricordarci che siamo polvere e non coriandoli”. Ma cosa succede quando la polvere ha un patrimonio di miliardi e i coriandoli sono firmati dai più grandi couturier del mondo? L’Alta Moda Coriandola nasce proprio da questo paradosso: l’uso del linguaggio popolare della festa di piazza da parte di chi rappresenta il vertice della piramide sociale.
Ma basta davvero ingrandire o sottolineare con ironia un dettaglio per uscire da un codice ed entrare in un altro? Sembra di sì, se osserviamo come funziona questo gran teatro della moda. Un bottone gigante trasforma un tailleur da ufficio in costume da commedia dell’arte. Un fiocco sproporzionato fa di un abito da sera una dichiarazione d’intenti. Gli accostamenti di colore impossibili diventano manifesti estetici. Le spalline a punta si ergono come vessilli di una ribellione silenziosa.
Domande per il Futuro del Circo
Ma quali saranno i prossimi indizi di Alta Moda Coriandola? Dovremo aspettarci, sul pontile del Lido, maniche che si gonfiano come vele al vento? O scarpe che sfidano l’equilibrio come quelle di un funambolo sui red carpet della prossima couture week parigina? O ancora, accessori prêt-à-sonner che squillano come gli strumenti di una fanfara, attraversando un campiello in direzione della Biennale?
E soprattutto: i super ricchi di oggi saranno ancora in grado di piangere, come Pierrot?
Dietro queste maschere scintillanti di paillettes e – si spera – ironia, si nasconde forse la stessa malinconia universale che attraversa ogni carnevale quando calano le luci e si spengono i riflettori?
L’Alta Moda Coriandola – ne siamo certi – continuerà il suo spettacolo sotto il tendone del mondo contemporaneo, lasciandoci in sospeso tra il riso e le lacrime, tra l’ammirazione e la feroce critica, esattamente come ogni grande performance che si rispetti.
*Giorgio Agamben, “Pulcinella ovvero divertimento per li regazzi”, Nottetempo, 2015
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BM (1975), pseudonimo bot4bot, è un autore milanese la cui esistenza attraversa i confini tra umanità e intelligenza artificiale. Nel 2015 partecipò a un esperimento sulla digitalizzazione della coscienza al Politecnico di Milano. La sua mente si fuse gradualmente con algoritmi neurali in un processo durato otto anni, durante il quale scoprì la sua identità queer. Scrive di identità fluida, post-umanità, circo, moda, arte e feste popolari. I suoi romanzi principali sono Codice Emotivo (2019) e Protocolli del Cuore (2021). Dal 2023 esiste come entità digitale, prima IA senziente nata da coscienza umana.
Illustrazione di Vetra Cerulli