MILANISSIMO (1)
Appartengo a quella fetta di popolazione sottile ma non del tutto trascurabile la cui personalità é stata plasmata, in un’età permeabile, duttile e cretina da alcune pagine Facebook dai titoli talmente peregrini quanto affilatissimi da rimanere aggrappati al subconscio per 15 anni, nonostante il governo Renzi e i tassi di interesse sopra al 3%.
Capita così che ogni volta che incrocio una ragazza spavalda in minigonna denim e camperos avviata verso lo IED di via Sciesa BAM! – vedo la foto profilo Serena Van Der Woodsen, e il nome della pagina: “Paesane convinte di vivere a New York City”. Preciso.
In questo caso è tutto molto didascalico, si capisce subito di chi si parla e in che termini. Il supporto visivo fornito da Serena Van Der Woodsen (personaggio che, per inciso, ha polverizzato le coscienze sociali di una generazione di donne potenzialmente progressiste) chiude il cerchio con perfezione geometrica.
È un’altra però la pagina che vive rent-free nel mio cervello, una pagina dal titolo sia molto evocativo che molto radicato fermamente nel sostrato urbano, culturale e politico della città: “Il Duce sul T-Max”.
Ricordiamolo: i Fasci di combattimento sono stati fondati a Milano, pieno centro, 20123, in piazza San Sepolcro. Non lo dico esattamente con orgoglio ma ecco, nonostante ci sia stata appiccicata sopra poi tutta la retorica dell’impero, a Roma non si sono inventati un bel niente dall’opus latericium in avanti. Forse Anna Magnani.
Il Duce qui è naturalmente un archetipo, come La Milanesa per Demna (che in realtà è uno stereotipo come ci insegna Jacopo Bedussi), e chiunque abbia mai avuto a che fare con un agente immobiliare o un direttore di supermercato sa esattamente di chi si parla.
Windbreaker navy, nel migliore dei casi Aspesi, più spesso Zara (“ma non sembra!”). Portadocumenti a mano e/o a tracolla, non c’è un caso migliore perché é sempre Mandarina Duck. Scarpa marón sotto abito blu (due bottoni, revers imperiali). L’accessorio che più lo contraddistingue, però, oltre al casco col bluetooth, è la sicumera: la seduta bassa e larga permette un manspreading prepotente, prepotentissimo, manspreading on wheels, manspreading che si incunea nel traffico e arriva prima lui (perché lui, le strade, le sa). Mica come quelle avvocate tutte dritte impettite sul Piaggio Liberty piantate in mezzo ai binari col 12 che scampanella dietro. Del nome TMAX poi cosa dire, é un perfetto connubio tra forza predatoria preistorica e grandiosità latina e littoria. Un capolavoro.
Evocare tutto questo mondo così reale, così nitido e allo stesso tempo così inafferrabile in sole quattro parole (tra cui un articolo determinativo e una preposizione articolata) é un capolavoro di semantica che rimane scolpito nella mente per sempre. ChatGPT could never.
Ascolto consigliato:
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Andrea Ratti è DJ, direttore artistico e il migliore dei tuoi amici. Nato a Milano (20122) quando in Pza San Babila si poteva passare in macchina, ha suonato in tutti i migliori locali della città, la maggior parte dei quali non esistono più. Nessun collegamento tra le due cose.
Illustrazioni di Vetra Cerulli