Tutto Sypario
SCENA 1: SYPARIO NASCE
Sono Filippo Caterino e ho sempre creduto che gli eventi siano legati da un fil rouge che unisce il mio personaggio alla mia persona. Per questo motivo ho scelto Sypario come mio nome d’arte: racchiude la mia più grande passione, la mia formazione teatrale, ma anche l’opulenza e la maestosità degli abiti che indosso. Le mie più grandi ispirazioni sono le icone del teatro tradizionale napoletano: Luisa Conte, Eduardo de Filippo, Beppe Barra ne “La gatta Cenerentola” di Roberto de Simone, ma strizzo l’occhio anche a una visione più contemporanea come Divine nei film di John Waters, mi rivedo in alcuni caratteri di Fellini e sono influenzata anche dai musical di Broadway.
SCENA 2: SYPARIO GIOCA
Tutte le cose belle della mia vita sono nate per gioco, e il personaggio di Sypario è nato esattamente così. Dopo uno spettacolo teatrale decisi di andare con degli amici a una serata queer partenopea “travestendomi” per la prima volta. Quel gioco fece molto rumore quella sera e fu l’inizio della storia che sto ancora scrivendo. Capii che il gioco era diventato spettacolo quando ho ricevuto le mie prime proposte di lavoro come Drag Queen, ma allo stesso tempo iniziò un periodo dove predominava l’insicurezza, la paura. Grazie a persone fondamentali della mia vita, che mi hanno indirizzata, seguita, aiutata, ascoltata, sono riuscita a tirar fuori tutto ciò che avevo dentro e a splendere. Credo che la cosa che mi ha aiutato di più in questo periodo sia stata la mia umiltà: ho ascoltato, ho obbedito, ho osservato, appreso, rubato da chi in quel momento era in una posizione in cui poteva darmi. E io ho assorbito tutto, come una spugna.
SCENA 3: SYPARIO INSEGNA
Se fossi un’insegnante di scuola d’infanzia sicuramente porterei come argomento principale l’inclusione: il rosa non è un colore per femminucce, non esiste il bagno dei maschi e delle femmine, l’amicizia e l’amore sono unici, possono essere provati da tutti e sono un diritto di tutti. Insegnerei ad essere sé stessi, di seguire i propri sogni, di non aver paura di esprimere le proprie idee, anzi di battersi per queste, di camminare sempre a testa alta e di essere fieri di sé stessi, sempre.
P.S. e anche come si mette il rossetto!
SCENA 4: SYPARIO MADRE
Fin dal primo giorno che ho deciso di fare Drag mi sono truccato davanti agli occhi di mia madre, se lo avessi fatto di nascosto, come parecchie delle mie colleghe, innescavo in lei il dubbio, la perplessità. Era come se stessi facendo qualcosa di sbagliato tanto da nasconderlo. Dal primo giorno in cui ho messo il mascara mia madre mi ha sorriso, ed ogni sera in cui mi trucco mi dice che sono bellissima, diversamente dalla mia drag mother, che inizialmente mi ha rimproverata e educata. Mi ha insegnato tanto, e forse gran parte del mio successo lo devo a lei: è riuscita a vedere qualità artistiche che non sapevo di avere. Non dimenticherò mai il suo primo “sono orgogliosa di te”, segnó l’inizio di una consapevolezza e di una sicurezza che forse prima di quel momento non avevo. Al momento sento un po’ mia figlia solo una persona: in realtà è una sorella, ma molto spesso mi sento una madre per Bellatrix. Con lei ho un’affinità sul palco che non ho con nessuno, e forse il nostro gioco preferito è proprio questo: stare sul palco insieme, lasciarci prendere dalla musica, ballare ridere e performare. Non riesco ad immaginare un giorno sul palco senza di lei, spero sempre che anche se sono da sola sul palco, lei sia lì a guardarmi e a un mio cenno corra da me, per “giocare” insieme.
SCENA 5: SYPARIO POI
Vorrei sicuramente continuare a fare cinema, magari un giorno essere raccontata da Martone, Sorrentino o Guadagnino. Mi piacerebbe fare tournée teatrali per poi diventare resident e accogliere tutte le persone a vedere un mio spettacolo. Nel tempo libero amerei anche condurre un programma di cucina in drag, altra mia passione, ma soprattutto che a tutte queste cose ci fosse la presenza di mia madre, della mia famiglia e di tutte le persone che mi vogliono bene.
Foto e intervista di Paoli De Luca
Abiti di Giovanni Panettieri e Salvatore Burgio