La Temperatura di Jean-Michel Folon
Se c’è un motivo che ancora oggi spinge le persone a intraprendere un viaggio per vedere una mostra dal vivo, è l’esperienza polisensoriale che la consultazione della sola immagine da schermo non riesce a restituire. Per questo motivo, nonostante l’esplosione delle piattaforme di streaming durante l’ultima pandemia, le visite in presenza sono state presto ripristinate a discapito delle mostre virtuali. Forse anche solo perché lo screenshot di un Caravaggio non vale quanto un autoscatto davanti all’opera vera, visitare fisicamente un’esposizione è ancora la scelta preferita tanto dal turista di massa quanto dall’addetto ai lavori.
Folon – Livresse – 29 ottobre / 19 dicembre 2025, Kasa dei Libri di Milano
La Kasa dei Libri di Milano, dal 29 ottobre al 19 dicembre 2025, ospita la mostra Folon – Livresse, dedicata all’illustratore belga Jean-Michel Folon (1934-2005). Questa personale è una testimonianza della felice congiunzione fra contenitore e contenuto che solo l’esperienza diretta riesce a concretizzare: uno spazio consacrato ai libri, permeato dall’odore della carta, ospita una mostra intitolata a una figura che ha immolato la sua vita all’illustrazione cartacea. Rispetto alla pur ineccepibile Olivetti Folon, tenutasi presso il Design Museum di Bruxelles nel 2024 e dedicata alle opere commissionategli dall’azienda di Ivrea, qui i materiali sembrano trovarsi più a loro agio in un ambiente tutt’altro che asettico. Una situazione non dissimile deve essersi creata nell’autunno del 1974, quando a ospitare le incisioni di Folon era stata la libreria-galleria parigina La Hune, fondata dal collezionista francese Bernard Gheerbrant.
Strenna Olivetti con acquerelli di Folon per La Metamorfosi di Franz Kafka – Milano 1973
Folon – Livresse fornisce una panoramica esaustiva sulla carriera dell’artista, attraverso oltre cento materiali fra libri, illustrazioni, manifesti, video e oggetti. La sua fama di affichiste è testimoniata da sette dei quattordici manifesti cinematografici realizzati, fra cui quello per la versione francese di What? (Roman Polanski, 1972), il gigantesco Lily, aime-moi (Maurice Dugowson, 1974), oltre ai più celebri The Purple Rose of Cairo e September (Woody Allen, 1985 e 1987). Alle copertine disegnate per gli editori francesi, fra cui quelle per i libri del filosofo Paul Watzlawick pubblicati da Seuil, si affiancano le poche assegnate dagli italiani (emblematica quella per Il mondo nuovo di Aldous Huxley nella collana Oscar Mondadori). Alle pareti compaiono le riviste con cui si mantiene fin dal principio della sua carriera: “Bizzare”, “L’Express”, ma soprattutto “Time” e “New Yorker”. La flessibilità del tratto di Folon su molteplici supporti è testimoniata dalle collaborazioni eterogenee, non solo quella storica con Olivetti, inaugurata grazie all’amicizia con lo scrittore Giorgio Soavi, ma anche quella decennale con la SNAM, le ceramiche Ginori, il francobollo per la celebrazione del bicentenario della Rivoluzione Francese, oltre che le cover per vinili, dallo psichedelico Empty Sky, disco di esordio di Elton John, alla gran parte della produzione del jazzista statunitense Steve Khan.
Folon – Livresse – 29 ottobre / 19 dicembre 2025, Kasa dei Libri di Milano
A prescindere dal supporto, quella utilizzata da Folon è una tavolozza policroma ma inconfondibile, caratterizzata dall’uso di colori vivaci diluiti con la tecnica dell’acquerello. Rispetto ai primi lavori a china, in cui domina ancora un’atmosfera severa ereditata dai sofferti studi di architettura, l’introduzione dell’acqua a partire dagli anni Settanta permette a Folon di consolidare un universo fantastico di scenografie e personaggi trasparenti, dove l’assenza di confini è controbilanciata da una perturbante bidimensionalità. Se i senesi del Trecento suggerivano la natura antirealistica dei loro cieli grazie all’uso ossessivo dell’oro, Folon preferisce descrivere i suoi firmamenti di fantasia con uno spettro cromatico estremamente variegato. Allo stesso modo anche i suoi omini, soprattutto il più celebre con impermeabile e cappello, vengono tinti senza timori secondo una matrice metaforica che ricorda i putti rossi e blu di Jean Fouquet.
Strenna Olivetti con acquerelli di Folon per La Metamorfosi di Franz Kafka – Milano 1973
Proprio la liquidità dei colori gli consente di ottenere quell’effetto sfumato che rende così dolci le sue composizioni, al limite dello zuccherino. La loro leggibilità permette di comunicare attraverso pochi e semplici elementi. Questa leggerezza serve anche per stendere un velo di positività sopra i temi più impegnati, che sono gli stessi di cinquant’anni fa: in America (1978) un robot ci fa tenerezza sporgendosi fra le strisce della bandiera USA, trasformate nelle sbarre di una prigione invalicabile di mattoni. La chiarezza delle illustrazioni di Folon, condensata nella stratificazione metaforica, non ha nulla a che vedere con l’ingenuità dei libri per bambini, un genere al quale ha volontariamente scelto di non contribuire. Sono gli adulti, infatti, i destinatari ideali delle sue opere, ai quali sembra diretto l’invito a risfogliare la sua Dichiarazione dei diritti dell’uomo: per chi non sa o non ha voglia di leggere ci sono le immagini di Folon che la spiegano a tutti.
Déclaration universelle des droits de l’homme, Paris, Amnesty International, 1988
BIBLIOGRAFIA
Negri Antonello, L’arte in mostra. Una storia delle esposizioni, Milano, 2011.
Folon’s Folons, New York, The Metropolitan Museum of Art; Milano, Olivetti, 1990.
Ghiringhelli Paola, Taverna Cristina (a cura di), I manifesti di Folon al museo di Vicenza, Milano, Edizioni Nuages, 1987.
Pasquali Marilena (a cura di), Folon Firenze, Milano, Skira, 2005.
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GABRIELE DELLA MADDALENA: After graduating in History and Criticism of Art, he began working as an archivist at an antiquarian bookshop specializing in 20th-century avant-garde movements. He currently contributes to Lampoon and Style Magazine, and works as an art director for Club Domani in Milan.
Header: Le message, Olivetti, 1967 – Jean-Michel Folon
All images courtesy Kasa del Libro Milano